Punti di forza e di debolezza del Piano Crescita Digitale italiano

Agenda Digitale ha analizzato i punti di forza e le lacune presenti nel Piano Crescita Digitale

Punti di forza del Piano Crescita Digitale

Il Piano Crescita Digitale italiano ha ripreso tutte le iniziative in corso per la PA digitale correlandole tra loro, includendo sia azioni infrastrutturali (SPID, Fatturazione Elettronica, ANPR) che azioni su alcuni settori sociali ed economici come Sanità, Giustizia, Scuola, Turismo, Agricoltura (le cosidette Piattaforme abilitanti).

L’asse cardine della strategia è però il progetto Italia Login, incluso tra i “Programmi di accelerazione“: definisce un nuovo modo di concepire il rapporto tra amministrazione, cittadini e imprese, essendo concepito non come semplice finestra ma come piattaforma di accesso che punta a diventare la casa online del cittadino e dell’impresa italiana. L’investimento previsto fino al 2020 è di ben 750 milioni.
Italia Login inoltre consente di dare una prospettiva organica e chiara anche ad altri progetti, in primis lo SPID (Sistema Pubblico di Gestione dell’Identità Digitale) e l’ANPR (Anagrafe della Popolazione Residente), oltre che al tema del cloud computing e del consolidamento dei CED della PA.

Un esempio di sinergia si ha con le iniziative per le “Piattaforme Internet Corner“: verranno affiancate una piattaforma di supporto ai cittadini non ancora alfabetizzati digitalmente, e il supporto svolto da facilitatori digitali all’interno di punti di accesso pubblici assistiti (questo si ricollega con l’Iniziativa per le Competenze Digitali).

Punti di debolezza del Piano Crescita Digitale

Il documento non rappresenta l’intera Agenda Digitale italiana: infatti non include tutte le linee di intervento e risulta focalizzato quasi esclusivamente sulla PA. Viene auspicato quindi che nel piano vengano integrate tutte quelle aree non trattate o affrontate in modo non esauriente, in modo da riunire in un solo posto tutto ciò che riguarda l’Agenda Digitale.

Secondo Agenda Digitale le principali aree da integrare riguardano:

  • Ricerca e università
  • Innovazione sul fronte fiscale (ad esempio la precompilazione della dichiarazione dei redditi)
  • Innovazione delle imprese: cybersecurity, interventi per favorire l‘innovazione delle PMI e di alcuni settori industriali (ad es. i trasporti). Questa necessità emerge dalla SWAT Analysis contenuta nel piano, che evidenzia una carenza di innovazione nelle PMI
  • Open Government: c’è un capitolo Open Data ma mancano interventi sulle aree della partecipazione e della collaborazione
  • Attività in ambito internazionale: iniziative a livello di policy, programmi e progetti oltre che correlazione e scambio di esperienze e di accordo con gli altri Paesi.

Nell’articolo viene evidenziata poi la necessità di disegnare una roadmap che permetta anche di identificare una correlazione con il Piano Nazionale per la Banda Ultralarga , soprattutto perchè il successo della strategia sulla Banda ultralarga dipende strettamente dall’evoluzione della domanda di connettività, che a sua volta è collegata alla qualità e all’attrattività dei servizi e al livello di competenze digitali di PA, cittadini e imprese.

Sarebbe utile inoltre individuare degli obiettivi rispetto all’Agenda Digitale Europea e la definizione di un cruscotto di indicatori, porre maggiore enfasi sulla cultura digitale anche in fase di definizione degli interventi, introdurre nuovi modelli di lavoro (smartworking, coworking) e un approccio chiaro per la realizzazione dei servizi di e-government con il contributo di cittadini e imprese nel processo di progettazione.

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