Guida alla realizzazione di un buon piano di Disaster Recovery

Per un’azienda è fondamentale proteggere le applicazioni critiche e l’infrastruttura tecnologica dalle diverse cause di downtime. La perdita di dati infatti è un evento estremamente dannoso e costoso per un’azienda e senza un adeguato sistema che metta al riparo da eventi imprevisti le conseguenze possono essere estremamente spiacevoli.

La soluzione deve essere adeguata ai rischi che l’azienda corre con il proprio modello di business e nel proprio contesto di mercato.

Per realizzare un buon piano di disaster recovery occorre:

  • Definire i processi e le procedure di emergenza per la dichiarazione del “disastro” e l’attivazione del sito di DR
  • Accertarsi che tutti i servizi ed i dati critici siano ridondati sul sito di DR

È importante sottolineare che ogni piano di DR va modellato sulle basi delle specifiche esigenze del cliente e che non esiste una soluzione standard applicabile a tutte le realtà.

1. FASE DI PRE-ANALISI

Vengono identificati i possibili rischi e le probabilità ad essi associati. La scelta del sistema di DR da implementare dipende dagli obiettivi di ripristino:

• RTO (Recovery Time Objective): il tempo che intercorre tra un’interruzione e il ripristino delle operazioni.

• RPO (Recovery Point Objective): il momento in cui i dati ripristinati sono stati salvati e riflette la massima quantità di dati che verranno persi durante il processo di ripristino.

2. FASE DI DEFINIZIONE DELLA SOLUZIONE DI DR

Vi sono tre diversi possibili scenari per una clientela business enterprise:

1.       Cliente che ha già la sua infrastruttura fisica e vuole un Disaster Recovery su infrastruttura fisica

Viene attivata un’infrastruttura fisica presso il data center prescelto, in grado di replicare ed erogare tutti o parte dei servizi del cliente. Si tratta di definire e configurare il giusto dimensionamento sulla base dell’infrastruttura esistente e secondo le priorità di ripristino dei servizi.

Vantaggi: risorse fisiche dedicate completamente al cliente, maggiore capacità computazionale.

2.       Cliente che ha già la sua infrastruttura fisica e vuole un DR sul Cloud

La scelta può ricadere sull’attivazione di un’infrastruttura Cloud privata o pubblica.

Vantaggi: La virtualizzazione consente di ottimizzare l’architettura in termini di hardware necessario sul sito di DR e semplifica le operazioni di ripristino, sia in caso di effettivo disastro, sia di test delle procedure di DR.

3.Cliente che non possiede alcuna infrastruttura e vuole un DR 100% Cloud based

E’ possibile definire un’infrastruttura virtuale per entrambi gli ambienti (primario-produzione e secondario-Disaster Recovery) utilizzando un network di datacenter. A seconda delle specificità del progetto potrà essere conveniente realizzare un Cloud privato o pubblico.

Vantaggi: Massima flessibilità sul Cloud pubblico che si traduce nella possibilità di modificare il dimensionamento dell’infrastruttura sulla base di esigenze anche momentanee. Si ha lo stesso livello di flessibilità sia per l’ambiente di produzione sia per quello di DR. Nel caso si scelga una piattaforma pubblica si otterranno grandi benefici in termini di contenimento dei costi e di scalabilità. Nel caso si tratti di un’infrastruttura privata il maggiore vantaggio sarà relativo alle performance garantite dall’ambiente dedicato.

Sia a livello applicativo che di storage è possibile automatizzare e semplificare il fail over delle macchine virtuali, accelerando il processo di Disaster Recovery.

L’articolo completo qui

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Per maggiori informazioni: a.alessandri@arket.it

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